La Signora Queen: Romanzo lesbico, #1
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About this ebook
Faith, 20 anni, lascia Boston e trasloca a Northfolk con sua nonna Rebecca Ryan. Nonostante un pesante curriculum scolastico e un passato travagliato, entra al Liceo Emery. Una lezione, uno sguardo alla sua insegnante e Faith soccombe al suo fascino. Farà di tutto per attirare la sua attenzione e avvicinarsi a lei, ma come farà la Signora Queen a gestire la loro relazione?
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Book preview
La Signora Queen - Kyrian Malone
Kyrian Malone
&
Jamie Leigh
Madame
QUEEN
––––––––
Edizione corretta da Jennifer Baragoin
e Béatrice Guillart
––––––––
~ Collection ST Éditions ~
Questa è un’opera di fantasia. I personaggi e i dialoghi sono il prodotto della fantasia degli autori. Ogni somiglianza con persone esistenti o preesistenti è puramente casuale.
Copyright © 2014
di Kyrian Malone e Jamie Leigh
––––––––
Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione, distribuzione o uso parziale è severamente proibito senza il previo consenso degli autori e di ST Editions.
Tutte le informazioni su:
http://steditions.com/
Questa storia è stata scritta nell’ottobre 2014
* * *
Ecco il suo orario e le chiavi del suo armadietto, signorina Ryan.
Faith raccolse i documenti e le chiavi consegnatele dal consulente amministrativo del suo nuovo liceo. Malgrado fosse arrivata a Northfolk solo pochi giorni prima, non si faceva molte illusioni su questa nuova scuola che la stava accogliendo.
Grazie,
rispose semplicemente.
Cerchi di non arrivare in ritardo alla prossima lezione ed eviti di farsi notare. La signorina Evans la accompagnerà fino alla sua classe e incontrerà la sua coordinatrice.
Grazie,
disse Faith prima di lasciare la segreteria.
Seguì la signorina Evans lungo i corridoi del Liceo Emery, diede un’occhiata alle altre classi e agli altri professori attraverso le porte aperte. Con lo zaino in spalla, stava già pensando a cosa avrebbe fatto fuori da queste mura. Aveva promesso a sua nonna di non farsi espellere dalla Emery ma la sua volontà sarebbe stata abbastanza forte? Northfolk era una città completamente opposta a Boston da cui proveniva Faith, una città di campagna in cui avrebbe dovuto farsi nuovi amici.
La signorina Evans bussò a una porta e la aprì su un’aula piena di studenti prima di rivolgersi alla professoressa Lana Queen.
Signora Queen, Faith Ryan è appena arrivata.
Tutti gli occhi si puntarono sulla nuova ragazza che si era appena fermata sull’entrata senza distogliere lo sguardo dalla professoressa. Quest’ultima si avvicinò.
Grazie, signorina Evans... Faith, puoi andare a sedere, ci vediamo alla fine della lezione.
Faith si costrinse a distogliere gli occhi dalla donna in tailleur. Andò a sedersi dietro un banco non lontano dall’ultima fila. Un’abitudine che aveva sviluppato negli anni e che, per una volta, si non rivelava favorevole. Perché da così indietro non avrebbe avuto il piacere di contemplare la signora Queen da più vicino. Non aveva mai incontrato un’insegnante così attraente, persino sexy nel modo in cui si presentava, con la camicetta semiaperta sul petto. La Storia e la Geografia assumevano un’importanza completamente nuova nella sua testa... Molto velocemente, la professoressa riprese la lezione: la rivoluzione industriale americana. Un periodo della storia già visto e rivisto che non destava l’attenzione di Faith. Ricominciava infatti il suo ultimo anno dopo essere stata bocciata l’anno precedente. Questa volta, tuttavia, qualcosa era diverso. La professoressa Lana Queen, inguainata nella sua gonna dritta, sollevata sui tacchi alti, stava stuzzicando la sua curiosità e risvegliava un improvviso interesse per la storia degli Stati Uniti.
Non appena diede le spalle, uno studente si chinò verso di lei e le sorrise:
Ciao... sono David... David Queen, e la piccola nervosetta che ci fa da prof, è mia madre. Da dove vieni?
Faith aggrottò la fronte, stupita dalla presentazione del ragazzo. In generale, i figli o le figlie dei professori si rivelavano i più noiosi, con la testa piena di cultura e i loro eterni buoni voti. Come se questi privilegiati facessero parte di una specie di casta stabilita dagli insegnanti. Ma David Queen non aveva niente del primo della classe. Piuttosto robusto, i capelli pettinati a cresta partendo dalla fronte fino alla nuca, sfoggiava piuttosto il look del belloccio all’ultima moda. E la sua presentazione, anche se molto breve, la divertì. Dopo un momento di osservazione, Faith riconobbe la somiglianza tra la professoressa e il suo compagno di classe.
Da Boston,
rispose a voce bassa.
Fece finta di prestare attenzione quando la signora Queen si voltò verso di loro per spiegare l'importanza dell’industrializzazione all’inizio del secolo precedente, poi riprese la sua conversazione non appena le diede le spalle.
Nervosetta in che modo? Tua madre?
Del tipo che ti dà delle ore di punizione e...
David!
sentirono da parte della signora Queen.
Quest’ultimo terminò a bassa voce dietro la mano.
Così.
La professoressa era diventata tesa e un improvviso silenzio tornò in classe. Gli studenti la videro prendere una pila di fogli e posarli sui tre banchi davanti per farli passare dietro.
Per la settimana prossima, compilerete la linea temporale a pagina due e farete un riassunto. Il primo che copia una riga dal sito di Wikipedia, si becca una F, è chiaro?
Sì, signora Queen,
risposero alcuni studenti.
La campanella suonò per i corridoi del liceo mentre il baccano delle sedie si alzava nella stanza. Faith aveva guardato il foglio e buttato l’occhio su alcune domande prima di infilarlo nello zaino. Quello che si sarebbe ricordata più di tutto di questa classe era la piacevole accoglienza del figlio della signora Queen e la signora Queen stessa. Quest’ultima era stata spietata, capace di rimproverare il figlio davanti a tutti... un lato che accentuava l’immagine della professoressa sexy, cliché trito e ritrito di molte serie TV o film. Ma a Faith non importava che questa immagine dell’insegnante in gonna corta, con la sua autorità debordante, avesse già fatto fantasticare altre menti prima di lei. La signora Queen era di gran lunga la donna più affascinante e carismatica che avesse incontrato nei suoi 20 anni di esistenza. Si fermò davanti alla sua scrivania e aspettò che gli ultimi studenti lasciassero la classe. Da più vicino, Faith poté vedere il viso seducente della sua professoressa. I capelli castani, stirati con cura, cadevano su lineamenti ammalianti. Le labbra, dipinte di un rosso scuro, brillavano sotto le tristi luci a neon della stanza. Nonostante l’arredamento deprimente fatto di banchi e di una scrivania di base davanti ad una lavagna nera, la signora Queen trasudava una bellezza quasi indecente.
Voleva vedermi, signora?
chiese Faith, con una mano intorno alla cinghia del suo zaino.
Lana Queen spense la lavagna luminosa lasciata accesa e alzò lo sguardo su Faith Ryan.
Come insegnante coordinatrice, ho ricevuto il tuo fascicolo dalla East Boston High School.
Lo sguardo della studentessa si spostò sulle finestre e Lana continuò.
Hai potuto incontrare un consulente per l’orientamento negli ultimi anni?
Faith alzò le sopracciglia pensando a tutti i consulenti che aveva incontrato. Naturalmente la signora Queen era interessata al suo curriculum di studentessa e a questo soltanto. Faith aveva solo 20 anni, ma aveva perso la fastidiosa abitudine di essere ingenua. In primo luogo, viveva con sua nonna e poi nutriva un’attrazione incurabile per le ragazze o le donne. Insomma, troppi ostacoli si erano presentati nella sua breve vita in un bozzolo protettivo da cui si vedeva tutto rosa...
Sì,
rispose, ma non ha funzionato...
Riportò lo sguardo sulla professoressa, preferendo studiare il suo bel viso piuttosto che gli alberi spogli per l’inverno all’esterno.
Immagino che non ti entri in testa, vero?
riprese lei.
Di fronte al look un po’ disadattato della sua studentessa, Lana Queen non fu sorpresa dalla sua aria di superiorità e arroganza. Una giacca di pelle nera su una canotta che si abbinava ai suoi jeans mezzi consumati, Faith Ryan si distingueva dalle altre ragazze della scuola. Affermava la sua ribellione con il suo modo di parlare, la sua disinvoltura con il suo comportamento. Oltre a Boston, aveva frequentato la Manhattan High School di New York, di Filadelfia e di Washington. Lana Queen capì quindi che la sua studentessa aveva subito molti cambiamenti, abitudini incompatibili con una vita equilibrata e studi stabili. Faith Ryan era stata espulsa da ognuna di queste scuole per vari motivi. Ubriachezza, uso e possesso di droghe, violenza contro un insegnante, danni alla proprietà scolastica.
Northfolk è una piccola città in cui troverai molti divertimenti per distrarti dalla scuola. Sai che spetta a te restare, almeno fino al diploma. Non ti ripeterò quello che ti hanno detto i tuoi consulenti, ma il corpo insegnante di Northfolk farà tutto il possibile per aiutarti ad integrarti e a lavorare nelle condizioni migliori, ma se vuoi restare con noi, vorrei che fossi altrettanto sincera con me e che venissi a cercarmi prima che succeda qualcosa di spiacevole, hai capito?
Faith aveva seguito le spiegazioni della signora Queen non senza essere distratta dal rosso sulle sue dita sottili o dai bottoni slacciati della sua camicetta di raso color grigio antracite.
Qualcosa di spiacevole?
chiese ripetendo le sue parole.
Si prese un momento per pensare a quelle parole e finì per sorridere, finalmente divertita. Northfolk non aveva niente a che vedere con Boston, New York o Washington. Northfolk era una città di periferia, a sud di Chesapeake Bay. La spiaggia a qualche chilometro, la capitale molto vicina, annoverava centinaia di residenze benestanti, belle case di quartiere. Il tipo di cittadina in cui i dirigenti, gli uomini d’affari, gli ambiziosi amavano creare le loro piccole famiglie modello. La signora Queen temeva qualche turbolenza sapendola in città?
Farò la brava, signora Queen,
aggiunse con una punta di ironia.
Lana Queen la vide allontanarsi, con nonchalance, e lasciare l’aula. Faith Ryan non sarebbe certamente stata una delle sue studentesse modello a giudicare dal totale distacco che aveva colto nel suo sguardo.
* * *
Appoggiato contro la parete del corridoio, David Queen aveva aspettato la nuova ragazza con uno dei suoi amici. Entrambi la seguirono quando uscì dall’aula.
Faith, ti presento il mio amico Ben. Ben, ecco Faith di Boston.
Il secondo ragazzo, con i capelli biondi, più basso di David, aveva un piercing sull’arco sopraccigliare e un altro al naso.
Piacere di conoscerti Faith, bello il tatuaggio sul tuo braccio. I tuoi genitori non hanno sclerato quando te lo sei fatto fare?
Faith fu felice di vedere che David, il figlio della professoressa, era in tutto e per tutto l’opposto del primo della classe. Il suo amico Ben, dall’aspetto più di un rocker che di un giocatore di scacchi, sembrava anche lui abbastanza simpatico.
Non ho genitori,
rispose semplicemente, abito con mia nonna...
Preferì non approfondire e li studiò entrambi, curiosa e intrigata.
Allora? Ho sentito che vieni da Boston,
riprese Ben. Deve essere molto più fico di qui...
Tutto dipende da cosa intendi per fico,
disse Faith. Che cosa fate qui quando non siete a scuola?
Tutti e tre iniziarono a camminare lungo il corridoio fiancheggiato dagli armadietti degli studenti.
Andiamo in spiaggia o al Playground, un bar-caffetteria dove ci riuniamo qualche volta dopo le lezioni,
rispose Ben.
Altrimenti, suoniamo anche musica a casa mia,
aggiunse David. Ami il rock?
Faith si rassicurò nel constatare che in questa città, anche se piena di brava gente, alcuni corrispondevano ai suoi gusti, soprattutto David che, non lo dimenticava, era il figlio della signora Queen.
Mi piace il metal, ma ascolto di tutto,
disse, mentre seguiva i ragazzi in un’altra classe.
* * *
Quella sera, dopo la scuola, Faith andò nella sua nuova abitazione, una casa su Summers Road a cinque fermate di autobus dal suo liceo. Arrivata soltanto da due giorni a Northfolk, sua nonna le aveva domandato di tornare subito dopo scuola per aiutarla a sistemare i cartoni del trasloco. A sessantadue anni, Rebecca Ryan era una bella donna, ancora attiva, molto civettuola e particolarmente preoccupata per il futuro di sua nipote.
Devi solo mettere le tavole in garage, troverò qualcuno che ci monti gli scaffali.
Posso montarli io,
disse Faith.
No!
disse subito Rebecca. Tu hai cose più importanti da fare... A proposito, com’è andato il tuo primo giorno al liceo?
Faith preferiva smistare i cartoni prima di riporli nelle relative stanze piuttosto che parlare del suo primo giorno di liceo.
Molto bene,
rispose. Ho persino incontrato il figlio di una prof... la signora Queen.
Raccontandole questo tipo di informazioni, Faith sperava di rassicurare sua nonna sul suo rientro a scuola e sul suo svolgimento. Sua nonna era così preoccupata per i suoi corsi, la sua riuscita, il suo futuro lavoro che aveva già investito cifre faraoniche in lezioni private di tutti i tipi, come matematica, fisica, chimica, letteratura e tutte le basi per una buona istruzione. Ma Faith non amava studiare e, nonostante i desideri della nonna, il successo le sfuggiva.
Va tutto bene, Becky,
aggiunse per sostenere le sue parole.
Faith non considerava sua nonna come una nonna. Rebecca non aveva niente a che vedere con una vecchia signora, logorata dal tempo, concentrata sulla produzione di prodotti da forno, su nipotini o sulle riunioni tra donne anziane... Rebecca aveva ancora i tratti di una donna attiva e gestiva la sua vita con una mano mentre educava sua nipote con l’altra. Per questo Faith la rispettava ma la nonna non era stupida e intuiva che Faith voleva già concludere la loro conversazione.
L’ultima volta che mi hai detto che andava tutto bene, avevi incendiato l’auto di un tuo compagno.
Aveva cercato di stuprare una mia amica!
le ricordò Faith.
Non era comunque un buon motivo!
Faith lo sapeva bene e non rispose perché Rebecca voleva avere sempre l’ultima parola. Lei e Rebecca avevano già discusso in proposito, con sua nonna che le ricordava di andare a cercare la polizia e di non immischiarsi negli affari altrui o di fare riferimento a lei in caso di emergenza. Ma Faith non era più una bambina. Aveva vent’anni e preferiva risolvere i suoi problemi come un’adulta.
Ecco,
la chiamò Rebecca, portami le lenzuola in lavanderia, le laverò domani con il resto.
Faith tese le braccia e lasciò che sua nonna vi appoggiasse la pila di lenzuola.
Dove le metto?
chiese.
Sul banco da lavoro vicino alle macchine.
Senza aggiungere niente, Faith andò in lavanderia dove l’aspettavano la lavatrice e l’asciugatrice. Questa casa a Northfolk sembrava più spaziosa e più grande di quella di Boston. Come faceva la nonna a trovare case così grandi? Perché a Rebecca non mancava nulla. Dopo aver lavorato con suo marito per trent’anni nel settore immobiliare, aveva ereditato tutte le proprietà dopo la sua morte. Un business che avevano creato da zero prima di fare fortuna esplorando i quartieri alla moda nelle principali città degli Stati Uniti. Avevano anche investito in alcuni paesi stranieri per far fruttare i loro soldi giocando con i tassi di cambio. Al momento, Rebecca si occupava solo di sua nipote che faticava a diplomarsi. Faith ne era ben consapevole. Cercava di seguire le raccomandazioni di sua nonna, di compiacerla ma non era servito a niente. Le sembrava impossibile concentrarsi sui compiti per più di dieci minuti e le sue relazioni con gli altri studenti o con gli insegnanti si erano rivelate tumultuose. Perché Faith era una giovane donna difficile, con le sue esperienze dolorose, le sue frustrazioni, le sue mancanze emotive...
Quando risalì le scale, trovò sua nonna davanti alla porta d’ingresso aperta senza vedere il suo interlocutore sul pianerottolo.
E posso sapere il tuo nome, giovanotto?
David, signora, David Queen, sono nella classe di Faith, mi ha detto che abitava qui...
Rebecca guardò il giovane sconosciuto e aprì maggiormente la porta.
Entra, vado a chiamarla.
Va tutto bene, Becky, sono qui,
annunciò Faith avvicinandosi.
Guardò il suo nuovo amico e gli sorrise, contenta di rivederlo.
Ciao David, che ci fai qui?
David esitò un momento perché la nonna di Faith era a pochi metri in cucina.
Stavo andando da Ben e visto che tu vivi sulla strada, volevo chiederti di venire con me.
Faith lanciò un’occhiata verso sua nonna poi sui cartoni che doveva ancora mettere a posto. Avrebbe preferito di gran lunga uscire, poco incline a rimanere rinchiusa ma non poteva lasciare ragionevolmente sua nonna da sola a mettere via gli scatoloni, per non parlare dei mobili da montare.
Carino, ma siamo appena arrivate e vedi che ci sono ancora un sacco di cose da fare.
David lo poteva vedere dalle molte scatole accatastate qua e là contro le pareti del grande soggiorno.
Avete bisogno di aiuto?
Rebecca si avvicinò senza nemmeno dare a Faith la possibilità di rispondere.
Sarà un piacere, David... Potrete uscire dopo aver montato gli scaffali in garage,
disse a Faith.
Quest’ultima fece segno al suo nuovo amico di seguirla in casa, verso un corridoio.
Non dovevi domandare,
gli disse con un sorriso sulle labbra.
David non rimpiangeva la sua proposta. L’aveva formulata con sincerità. Ma per essere una ‘nonna’, quella di Faith sembrava in gran forma, più giovane delle persone anziane che incontrava nel quartiere. Seguendola, osservò il luogo, la casa, il suo spazio e la disposizione delle stanze che si potevano vedere.
È immenso qui... È ancora più grande di quanto pensassi vedendola da fuori.
Faith girò un interruttore prima di aprire la porta che portava al garage abbastanza spazioso per ospitare tre vetture.
Mia nonna pensa sempre in grande,
rispose. Ama avere spazio...
In fondo alla stanza, di fronte alle tre porte, un banco da lavoro era già allestito, in attesa di accogliere attrezzi e macchinari per il fai da te.
Comunque, sembra in gamba,
osservò David. Ed è piuttosto giovane per essere una nonna...
Perché nella famiglia Ryan, le donne restano incinta abbastanza rapidamente, si disse Faith, senza rispondere a David.
Dobbiamo sistemare gli scaffali sopra il banco di lavoro,
proseguì lei indicando la posizione. Il fatto è che avrò bisogno di una mano per tenerli dritti...
David esaminò l’attrezzatura che giaceva vicino agli scaffali in questione. Un trapano, punte, viti, tasselli, un martello vicino a vari chiodi. Stupito, alzò lo sguardo su Faith e chiese:
Sai fare bricolage, tu?
Faith lo guardò prima di sistemare alcune cose sul banco da lavoro. Come molti ragazzi o uomini, David pensava ancora che le donne dovessero attenersi ai loro compiti quotidiani, cioè cucinare, stirare, pulire e fare il bucato... I tempi erano cambiati nel corso dei decenni e ora, le nonne potevano ritrovarsi da sole con una nipote da educare...
So fare un sacco di cose,
rispose. E non lascerò a Rebecca nessuna mensola da montare...
David sentì vibrare il suo telefono in tasca e lo tirò fuori prima di notare un numero familiare sullo schermo.
Merda, è mia madre, devo rispondere, aspetta.
Con la coda dell’occhio, Faith lo vide allontanarsi di qualche passo, imbarazzato, e sentì:
Sì mamma? [...] Sono da un’amica... [...] No, non la conosci.
Faith continuava a sorridere pensando alle domande suggerite dalle risposte del suo nuovo amico. David doveva avere uno o due anni meno di lei perché era stata bocciata già due volte. Lo sentì dire di nuovo:
Lo so! Lo so! Sì [...] A dopo.
Riattaccò e sospirò esasperato prima di tornare al banco di lavoro.
Scusa, mia madre è una vera rompiscatole. L’anno scorso un mio amico è scomparso dalla sera alla mattina senza neanche salutare. Si chiamava Steve Errol e ancora oggi nessuno sa cosa gli sia successo.
Faith sollevò le sopracciglia a questa informazione di cui non aveva ancora sentito parlare.
Forse se n’è semplicemente andato...
Dopo tutto, non sarebbe stato il primo adolescente a voler abbandonare la casa di famiglia, stanco e frustrato da una vita troppo conformista o da genitori troppo severi... Quello che interessava di più a Faith in questo momento era l’idea di parlare con il figlio della signora Queen.
Perché non hai detto a tua madre che eri da me? Forse questo l’avrebbe rassicurata...
Allora la signora Queen avrebbe sentito parlare di lei, pensò Faith. Avvicinarsi a suo figlio per suscitare l’interesse della madre non era quello che si poteva chiamare una buona idea, ma come fare diversamente?
* * *
La campanella suonò nei corridoi del
