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Un valzer fatale: I Grandi Romanzi Storici Special
Un valzer fatale: I Grandi Romanzi Storici Special
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Un valzer fatale: I Grandi Romanzi Storici Special

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Inghilterra/Austria, 1891.
Dopo aver dovuto rimandare le nozze con l'amato Colin, Lady Emily partecipa a un raduno di caccia insieme ai personaggi politici più illustri d'Inghilterra in casa del suo acerrimo nemico Lord Fortescue. Questa occasione di svago, però, diviene inaspettatamente teatro di un terribile omicidio, preceduto dal furto di alcuni documenti di grande importanza. Per salvare dal patibolo il principale sospettato, suo caro amico, Lady Emily dà inizio a una serie di lunghe indagini che la porteranno a Vienna alla corte dell'Imperatrice Sissi, devastata dal dolore per la morte del figlio Rodolfo avvenuta, anche in questo caso, in circostanze misteriose. Aiutata come sempre dal fedele Colin, Emily si addentrerà nei meandri di intrighi diplomatici e passioni scandalose, che metteranno in grave pericolo la sua incolumità e quella del fidanzato... I misteri di Lady Emily 3
LanguageItaliano
PublisherHarperCollins Italia
Release dateFeb 20, 2017
ISBN9788858962725
Un valzer fatale: I Grandi Romanzi Storici Special

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    Un valzer fatale - Tasha Alexander

    1

    Quando lei arrivò, non mi accorsi subito di certi dettagli. Per esempio, il fatto che si fosse sporta esageratamente verso di lui al momento del baciamano o lo sguardo che si erano scambiati, come se fossero sorpresi di incontrarsi lì. Tuttavia, dopo aver passato un pomeriggio in loro compagnia e aver visto con quanta disinvoltura conversavano – due individui di una bellezza straordinaria, su uno sfondo altrettanto spettacolare – conclusi che i due non fossero semplici conoscenti. Non avrei mai immaginato che il mio fidanzato avesse un rapporto così confidenziale con un'altra donna.

    Ero ormai abituata a vedere giovani donne che facevano gli occhi dolci a Colin Hargreaves, e spesso la cosa mi divertiva. Del resto, Colin era un uomo bellissimo. Sembrava una statua greca – di Prassitele, naturalmente – e questo lo rendeva irresistibile agli occhi delle debuttanti. Il suo cospicuo patrimonio, l'appartenenza a una famiglia che discendeva da Guglielmo il Conquistatore e la splendida tenuta in cui viveva facevan sì che anche i genitori delle ragazze lo guardassero con altrettanto interesse.

    Prima di quel pomeriggio con la Contessa von Lange, però, non lo avevo mai visto reagire in quel modo alla presenza di una donna.

    «Sapete, Schatz, la Baronessa Meinz credeva che le porte del Battistero di Firenze fossero di Tintoretto. Riuscite a crederci?» gli chiese lei.

    Schatz? Rimasi sconvolta quando la sentii rivolgersi a lui con quel nomignolo affettuoso, il tono di voce intimo e confidenziale.

    «Be', la baronessa non sarà un'esperta d'arte, ma...» provò a obiettare Colin.

    «Un'esperta? Oh, caro, credetemi, è un caso senza speranza. Andiamo, perfino voi sapete chi è Tintoretto, non è vero, Lady Ashton?»

    «Naturalmente» risposi, ma la mia scarsa conoscenza dell'arte rinascimentale non mi permise di aggiungere altro.

    «E sapete anche perché Tintoretto non può essere l'artista che ha scolpito quelle porte, voglio sperare» ribatté lei, scrutandomi con i suoi occhi verdi.

    «Sono un'esperta di arte classica, contessa» dissi. «Purtroppo non sono in grado di cogliere le sfumature del Rinascimento italiano.»

    «Non si tratta affatto di sfumature. Tintoretto era un pittore e Ghiberti, l'autore delle porte, uno scultore. Quando Michelangelo vide le porte, ne soprannominò una Porta del paradiso.» Diede una lieve gomitata giocosa a Colin. «Dovrete istruirla, non potete sposare una donna incolta come la baronessa. Sarebbe una follia.»

    «Non avete nulla da temere: Emily ha una mente brillante» replicò Colin.

    «Forse la giudicate con gli occhi dell'amore» commentò la contessa, poi si voltò in modo da escludermi dalla conversazione.

    «Volete scusarmi?» chiesi. Ci sono dei momenti in cui il senso di disagio che si prova diventa insopportabile e il mantenere la grazia e l'eleganza, o perfino la capacità di esprimersi in maniera coerente, si trasformano in un'impresa ardua quanto scalare il Kilimangiaro in abito da sera o accettare le idee di mia madre su cosa significhi avere successo nella vita. In quel momento era proprio così che mi sentivo e desideravo solo porre fine all'imbarazzo prima possibile. Mentre mi alzavo, il tacco mi si incastrò nell'orlo della gonna e inciampai. Non osai guardare la contessa e, dopo aver ritrovato l'equilibrio in maniera piuttosto goffa, mi diressi verso la tavola imbandita.

    Ogni pollice della superficie di mogano era coperto da piatti di porcellana traboccanti di panini imbottiti, biscotti e torte. Dovevano essere tutti deliziosi, ma il mio stomaco, chiuso dall'imbarazzo, non li trovava affatto invitanti. Mi versai una tazza di tè, rovesciandone un po' sul piattino con le mani tremanti, poi andai a sedermi al capo opposto della stanza.

    «Donna incredibile la contessa, vero, Lady Ashton?» Lord Fortescue si sedette di fronte a me e la poltroncina scricchiolò pericolosamente sotto il suo peso. «È una grande amica di Hargreaves. Si conoscono da anni e, quando Hargreaves va in Europa, sono inseparabili.»

    Nell'ultimo anno avevo avuto la disgrazia di attirare l'attenzione e l'ira di Lord Fortescue, primo consigliere della Regina Vittoria e uno degli uomini più potenti dell'impero. Lo detestavo profondamente, tanto quanto lui detestava me, e proprio non sapevo come avrei fatto a resistere per giorni intrappolata a Beaumont Towers, la sua appariscente residenza nello Yorkshire. Ignorai la sua domanda e osservai un gentiluomo disteso su un canapè di velluto verde. «Sir Thomas si è addormentato? Non è molto lusinghiero per il padrone di casa.»

    «È un vero peccato che abbiate dovuto rinviare le nozze» seguitò Fortescue. «Purtroppo abbiamo bisogno di Hargreaves in Russia. Non c'è stato modo di evitarlo.» Quando avevo accettato la proposta di Colin, avevamo stabilito di sposarci prima possibile, ma due giorni prima del matrimonio Colin era stato spedito in Russia – indubbiamente da Lord Fortescue – per risolvere una questione delicata a San Pietroburgo. La faccenda aveva suscitato un certo scalpore perché, per accontentare le nostre famiglie, avevamo invitato diverse centinaia di ospiti alla cerimonia.

    «Mrs. Brandon mi ha riferito che Sir Thomas ha la pessima abitudine di appisolarsi in Parlamento. Non capisco come i suoi elettori continuino a votarlo.» Mi voltai verso la finestra e osservai la brughiera.

    «Non credo che Hargreaves abbia fretta di sposarvi, ora che sta riscoprendo la sua amicizia con la contessa.» Picchiettò il bicchiere vuoto con un dito e il lacchè lo riempì subito di scotch. Appena il servitore si fu allontanato, il mio avversario ripartì all'attacco. «Non ho alcun interesse a rispettare i vostri sentimenti, Lady Ashton. Non siete la donna giusta per lui e farò tutto il possibile per impedire che vi sposiate.»

    «Chissà se riuscirei mai a addormentarmi in Parlamento» continuai, rifiutandomi di rispondergli. «I banchi sembrano molto scomodi, eppure sono certa che alcuni discorsi siano talmente noiosi da indurre anche gli animi più appassionati al sonno. Tuttavia, ritengo che la Camera dei Comuni sia più vivace della Camera dei Lord.» Dall'altra parte della stanza, la contessa aveva avvicinato la sua sedia a quella di Colin e aveva poggiato elegantemente la mano sul suo bracciolo.

    «Non potete evitare questo argomento, Lady Ashton» mi rimbeccò Lord Fortescue con voce aspra mentre il suo volto, già rubizzo, si infiammava ancora di più.

    «Vi sbagliate di grosso» risposi e, finalmente, mi decisi a guardarlo negli occhi. «Sappiate che è mia intenzione evitarlo del tutto. Come dice la parola stessa, la mia vita privata è privata.» Volevo e dovevo dimostrare a quell'uomo che le sue minacce non mi turbavano minimamente. «Fa un po' freddo qui, non vi sembra? È così difficile riscaldare le case grandi.»

    «Prima imparate a stare al vostro posto, meglio sarà per tutti» sibilò lui.

    «Lord Fortescue, passare del tempo con voi, anche solo per un'ora, è l'ultima cosa che desidero al mondo, ma, dato che siamo entrambi qui, preferirei non dover battibeccare per l'intera durata del ricevimento, perciò mi sforzerò di essere gentile.» Gli rivolsi il mio sorriso più affabile. «Ricominciamo da capo. Mi ha sorpreso ricevere il vostro invito. Siete stato gentile ad accettare la richiesta di Mr. Brandon.» Robert Brandon, il marito di Ivy, una delle mie migliori amiche, era recentemente entrato in politica. La sua mente brillante e il suo temperamento calmo ed equilibrato avevano attirato l'attenzione di Lord Fortescue, che da qualche tempo lo aveva preso sotto la sua ala protettrice per guidarlo verso il successo. Era stata Ivy a insistere perché venissi invitata anch'io a quel ricevimento.

    «Credete davvero che vi abbia invitato per fare un favore alla moglie di Brandon? Per essere una donna che si vanta di avere una mente brillante, mi sembrate piuttosto carente di intuito.»

    Non aveva senso raccogliere le sue provocazioni. Purtroppo l'unica cosa su cui potevo concentrarmi, oltre a Lord Fortescue, era una distrazione tutt'altro che gradita: lo sguardo rapito di Colin mentre ascoltava la sua bellissima e sofisticata amica. Osservai attentamente la contessa. Ciglia lunghe e folte incorniciavano i suoi occhi intensi, che brillavano mentre muoveva le labbra, di un rosso che prima di allora credevo inesistente in natura. Mi morsi il labbro, sperando di dare un po' di colore alla mia bocca, poi mi concentrai sul mio tè, ormai quasi freddo. Quando Flora Clavell si sedette al mio fianco, provai un gran sollievo.

    «Emily, Gerald ha deciso di donare al British Museum quella statua etrusca che avete trovato a casa nostra.» Avevo conosciuto Flora poco dopo il suo matrimonio con il figlio di Sir Thomas e, anche se non ci frequentavamo molto, mi faceva sempre piacere parlare con lei. Flora e la mia amica Margaret Seward avevano studiato nella stessa scuola, a New York, da ragazze, ma a differenza di Margaret, che poi si era laureata al Bryn Mawr College, Flora non aveva continuato gli studi dopo il diploma. Nonostante questo, era dotata di una certa sensibilità culturale e mi aveva proposto di svolgere qualche ricerca nella tenuta di suo marito quando era venuta a conoscenza dell'impresa in cui mi ero imbarcata, ovvero trovare e catalogare tutte le opere d'arte più importanti conservate nelle case di campagna della nobiltà.

    «Che bella notizia» le risposi. «Mettendola a disposizione degli studiosi in un museo, la vostra famiglia sta facendo un grande servizio al mondo dell'arte. E vi sono infinitamente riconoscente per avermi permesso di catalogare tutte le altre opere della vostra collezione.»

    «Ho sentito molto parlare di ciò che state facendo» disse Mr. Harrison, avvicinandosi. Lo avevo conosciuto solo quella mattina, quando si era unito al nostro gruppo. Era un uomo alto e snello, dall'aspetto spigoloso. Prima di sedersi, si chinò e diede una stretta di mano vigorosa a Lord Fortescue. «La vostra dedizione vi fa molto onore» mi disse.

    «Vi ringrazio» risposi.

    «Non credo che ficcare il naso nelle residenze private degli altri sia un comportamento da lodare» commentò Lord Fortescue, finendo il suo scotch con un sorso rumoroso e lanciando a Flora una singolare occhiata, un po' troppo lunga. Il lacchè si avvicinò subito per riempirgli di nuovo il bicchiere. «Perché tormentate così la gente, Lady Ashton? Aloysius Bingham è ancora furibondo per il vostro comportamento inappropriato.»

    «Può arrabbiarsi quanto vuole, ma io non ho fatto nulla di inappropriato. E alla fine, come di certo saprete, ha deciso di donare il famigerato piatto da libagione al museo.» Ero ancora entusiasta di quella vittoria. Avevo lottato per tutta la Stagione londinese per convincere Mr. Bingham a fare quella donazione. Si rifiutava di cedere il piatto solo perché non approvava che una donna perseguisse degli obiettivi artistici o culturali nella propria vita. Non mi avrebbe sorpreso sapere che Mr. Bingham e Lord Fortescue fossero grandi amici. Ammesso, naturalmente, che Lord Fortescue avesse degli amici.

    «Non lo sapevo. Dovrò dirgliene quattro quando lo vedo.»

    «Ne sarà felicissimo» ribattei. L'espressione angosciata di Flora mi ricordò che dovevo quantomeno tentare di essere cortese con quell'uomo odioso, anche se mi sorprese vederla tanto preoccupata per Lord Fortescue. Lo sguardo che Lord Fortescue le rivolse subito dopo mi lasciò ancor più interdetta. Lo vidi annuire in maniera quasi impercettibile mentre i loro occhi si incontravano e sul volto dell'uomo compariva un'espressione di ammirazione.

    «Straordinario» dichiarò Mr. Harrison, rivolgendomi un sorriso smagliante. «È passato molto tempo dall'ultima volta che ho visto qualcuno affrontarvi in maniera tanto diretta, Lord Fortescue. Non credevo che sarebbe capitato proprio con una signora.»

    «State attento a come parlate, Harrison. Non mi piacciono le vostre battute.»

    «Signori, vi prego!» esclamò Flora. «Siamo qui per divertirci, non per discutere.»

    Mr. Harrison domandò subito scusa mentre Lord Fortescue sollevava il bicchiere per farsi servire dell'altro scotch. In quel momento Ivy, elegantissima in un abito di broccato verde scuro, entrò nella stanza. Come al solito era vestita all'ultimo grido, con una vita incredibilmente sottile e le maniche un po' più ampie rispetto alla moda dell'anno precedente. Fui felicissima di poter abbandonare la conversazione e balzai in piedi per correre dalla mia amica, rischiando quasi di rovesciare la sedia per la foga. Ivy mi accolse con un abbraccio affettuoso.

    «Stai scappando da Lord Fortescue, vero?» mi chiese sottovoce. Ci sedemmo di fronte a una finestra, lontano dagli altri ospiti. Se il tempo fosse stato più clemente, avremmo goduto di una vista spettacolare: la tenuta era immersa nella brughiera e in molti la consideravano il luogo più romantico d'Inghilterra. Quel giorno una foschia densa ricopriva ogni superficie, impedendo di vedere l'orizzonte in lontananza. In parte quel clima mi piaceva. Mi dava la sensazione che da un momento all'altro avrei visto comparire Heathcliff che attraversava la brughiera con passo deciso.

    Come tutte le altre stanze di Beaumont Towers, la sala dei ricevimenti era la fiera dell'ostentazione. I mobili erano rivestiti di seta o velluto pregiato e il pavimento di legno era coperto di tappeti Axminster. Tuttavia, l'ottima qualità e l'appariscenza non sono sempre sinonimo di comodità. Quella stanza sembrava più un salone per le visite di Stato che un luogo in cui ricevere gli amici. Si diceva che Mrs. Reynold-Plympton, la storica amante di Lord Fortescue, avesse riarredato l'intera residenza e che considerasse quella stanza il suo più grande successo. Il soffitto, tutto in tinte malva, verde e oro, era alto almeno venti piedi e gli elementi decorativi in gesso disegnavano una serie di coccarde intrecciate fra loro secondo uno schema molto elaborato. La cornice dorata si trasformava in un disegno a rombi che ricopriva due terzi delle pareti color corda. Più in basso, i muri erano rivestiti di pannelli di legno troppo scuri per quella stanza. Sulla sezione in legno erano dipinti a intervalli regolari i personaggi de Il mercante di Venezia di Shakespeare.

    «Se solo fosse possibile scappare...» commentai. «Non avrei mai accettato di venire qui se non fossi stata tu a chiedermelo, Ivy.» Il ricevimento, riservato a pochi personaggi politici scelti e alle loro mogli, doveva essere un evento piuttosto ristretto. Quando non erano impegnati con le loro riunioni, gli uomini uscivano per andare a caccia e le donne restavano sole in casa, senza sapere come impegnare il tempo. In breve, un tipico fine settimana di caccia.

    «So che è un uomo orribile, ma ha aiutato tanto Robert. Gli dobbiamo tutto.» Grazie al sostegno di Lord Fortescue, la carriera politica di Robert aveva preso il volo in fretta. In cambio, Robert doveva al suo mentore la propria lealtà più totale.

    «Non so cosa sia peggio, se essere il protetto di Lord Fortescue o un suo nemico» osservai. «Almeno i suoi nemici non devono passare molto tempo in sua compagnia.»

    «E invece lo fanno. Lord Fortescue fa di tutto per tenere vicini i propri nemici. Ecco perché Mr. Harrison è qui.»

    «Vuoi dire che non sono l'unica ospite sgradita?»

    «Oh, Emily, ti prego, non parliamo di politica. Cosa sai della Contessa von Lange? Si dice che sia l'unico argomento di conversazione tra i diplomatici viennesi. Le sue feste sono leggendarie.»

    «Non sapevo nemmeno della sua esistenza fino a oggi» risposi, corrugando la fronte. «Ma non si può dire lo stesso di Colin, a quanto pare.»

    «Sì, sembrano piuttosto intimi. L'avrà conosciuta durante un viaggio di lavoro in Europa.»

    «Sì, Lord Fortescue ci ha tenuto a informarmi della loro amicizia

    «Oh, cielo! Non parliamone più» commentò Ivy, poi abbassò la voce e aggiunse: «Lord Fortescue mi sembra esageratamente amichevole con Flora Clavell».

    «Sì, l'ho notato anch'io. Credevo che fosse fedele a Mrs. Reynold-Plympton.» Per anni, Mrs. Reynold-Plympton si era comportata quasi come una moglie, offrendogli sostegno e aiuto nelle questioni politiche, in particolare quando Lord Fortescue aveva bisogno di informazioni personali sui propri avversari. Lord Fortescue era al suo terzo matrimonio. La prima moglie era morta di febbre mentre visitavano le Indie Occidentali, mentre la seconda era morta di parto. Come le precedenti consorti, la terza Lady Fortescue non sembrava affatto turbata dalla presenza di un'amante nella vita del marito.

    «Fedele non è la parola giusta, ma di certo non si sono lasciati. Li ho visti insieme lo scorso fine settimana in Kent, da Lady Ketterbaugh. Forse c'era una certa freddezza tra di loro, ma erano comunque molto uniti. Sei mai stata nella tenuta dei Ketterbaugh? È davvero splendida.»

    «No, mai...»

    «Il giardino d'inverno è uno spettacolo unico. Non ho mai visto tante piante in vita mia e poi...»

    Capii che Ivy stava per lanciarsi in una descrizione accurata della tenuta e, sebbene fosse impossibile non restare ammaliati dal suo entusiasmo, la interruppi per non cambiare argomento. «Non è possibile che Flora... Non credo che... Lord Fortescue è così...»

    «Lo so, sono d'accordo con te» ammise Ivy. «Ma credo che i Clavell non se la passino più tanto bene. Ho sentito dire che hanno chiuso metà della tenuta di campagna e che l'edificio versa in condizioni pessime. Forse Flora spera di migliorare la posizione del marito. Quando Sir Thomas morirà, non lascerà una grande eredità al figlio.»

    «Sì, ma non capisco quali vantaggi potrebbe trarre suo marito da un'alleanza con Lord Fortescue. Gerald non si occupa di politica.»

    «Forse vorrebbe farlo» ribatté Ivy, inarcando le sopracciglia.

    Sorrisi. «Essere la moglie di un politico ti diverte, vero?»

    «Oh, sì, Emily, moltissimo.»

    Entrambe alzammo lo sguardo quando sentimmo qualcuno schiarirsi la voce lì vicino. Di fronte a noi c'era un gentiluomo che indossava la medaglia di un ordine cavalleresco. «Lady Ashton, Mrs. Brandon, mi permettete di presentarmi? Speravo che lo facesse la nostra ospite, ma non ha raccolto la mia supplica e non posso passare un minuto di più in questa stanza senza conversare con due splendide donne come voi. Essendo un ricevimento per pochi intimi, forse potremmo trascurare le consuete formalità.»

    «Perché no?» replicai, porgendogli la mano.

    Lui la prese e se la portò alle labbra, inchinandosi e battendo leggermente i tacchi in un perfetto handküss austriaco. «Küss die Hand, gnädige Frau. O forse preferite l'inglese? Vi bacio la mano, incantevole signora.» Ripeté il baciamano con Ivy, poi rimase fermo, con la schiena dritta. Era incredibilmente alto. «Sono il Conte von Lange, ma vi prego, chiamatemi Karl. Non sono uno sportivo, perciò Lady Fortescue mi ha incaricato di intrattenere le signore mentre gli uomini sono a caccia.»

    «Oh, vi assicuro che avremo un gran bisogno di intrattenimento» commentai. Mi piacque subito per i suoi modi schietti e per la disinvoltura con cui aveva tralasciato le consuete formalità. Il suo sorriso avrebbe riscaldato anche l'animo più gelido, ma i suoi occhi non lasciavano trapelare nulla. Era più diffidente di quanto volesse apparire.

    «Accontentarvi sarebbe un vero onore» osservò lui, sollevando una mano come se volesse arricciare la punta dei suoi baffi enormi.

    «Che notizie portate da Vienna?» chiese Ivy. «È stata una delle tappe più belle del mio viaggio di nozze.» Mentre parlava, arrossì leggermente e lanciò un'occhiata al marito, che stava parlando con Lord Fortescue.

    «La città è splendida, come sempre. In Europa non c'è niente che possa reggere il confronto con la Ringstrasse. E poi voi inglesi non sapete come si balla davvero il valzer.»

    «Sul serio?» chiesi. «In tal caso, devo assolutamente visitare Vienna.»

    «Amate il valzer?»

    «Moltissimo» confessai. In quel momento Colin mi lanciò uno sguardo, come se potesse sentire cosa stavo dicendo, e venni subito pervasa da un'ondata di calore.

    «Il vostro fidanzato è un uomo fortunato» disse il conte.

    «Ben detto» commentò Ivy con gli occhi che brillavano di gioia. «Conoscete Mr. Hargreaves?»

    «Sì, lo conosco bene. Ci fa visita spesso quando si trova in Austria.»

    Stavo per chiedergli come mai lui e la sua fin troppo affascinante consorte fossero finiti a Beaumont Towers per un noiosissimo fine settimana inglese quando venni distratta da Sir Thomas, che si svegliò di soprassalto e fece cadere un vaso enorme dal tavolino al suo fianco. Il figlio fece una smorfia contrita, imbarazzato dal comportamento del padre. Gerald Clavell mi era sempre piaciuto. Era un brav'uomo, anche se un po' sopra le righe. Dovevo ammettere che l'idea di trascorrere più di due giorni in sua compagnia risultava spossante perfino per me. Era come se la letargia di suo padre lo avesse indotto a diventare l'esatto opposto.

    «Sappiate che dipendo totalmente da voi questo fine settimana, Lady Ashton» mi disse, avvicinandosi, in un malcelato tentativo di distogliere la mia attenzione dal padre. «Mi aiuterete ad allestire un piccolo spettacolo teatrale? Così voi signore avrete qualcosa da fare mentre noi andiamo a caccia. Non sopporto di sapervi qui sedute ad annoiarvi.»

    «Ecco, io...»

    «Non si accettano rifiuti. Pensavo a un'opera greca. Che ne dite? Scegliete pure quella che preferite. Sono sicuro che Lord Fortescue sarà felice di mettervi a disposizione la sua biblioteca.»

    «Se posso permettermi» intervenne il conte, «sarei onorato di aiutarvi a trovare un'opera adatta.»

    «Che ne dite di un estratto da Le troiane? Probabilmente parteciperanno più donne che uomini» proposi.

    «Oh, non una tragedia, vi prego. Tutto, ma non una tragedia!» esclamò Gerald, che stava diventando paonazzo. «Dovete scegliere qualcosa che ci metta di buon umore.»

    «Aristofane?» tentai.

    «Conoscete piuttosto bene la letteratura greca, Lady Ashton.» Non avevo sentito Mr. Harrison avvicinarsi alle mie spalle e sobbalzai, stupita. «Una donna da non sottovalutare, eh?» Mi osservò con attenzione.

    «Personalmente, trovo che Lisistrata sia un'opera divertentissima» dichiarai.

    «Lisistrata?» ripeté Gerald, quasi spaventato. E faceva bene a esserlo, mi dissi. Una storia di donne che si alleano e negano ai mariti il piacere fisico per indurli a porre fine a una guerra forse non era l'opera più adatta al nostro gruppo.

    «Non preoccupatevi, Gerald» lo tranquillizzai. «Troverò qualcosa che piacerà a tutti.»

    «D'accordo.» Finalmente Gerald parve distendersi un po'. «Vi prego, non aspettate troppo prima di incominciare. Dovremo essere pronti per sabato al massimo, non credete? Sapete dov'è la biblioteca? Posso accompagnarvici subito.» Mi prese sottobraccio e fece un cenno a Ivy. «Mrs. Brandon, perché non organizzate un tavolo da gioco mentre porto Lady Ashton in biblioteca? Che ne dite di una bella partita a whist? Ci vediamo nella sala da gioco tra mezz'ora?»

    Ivy balbettò una risposta confusa mentre lui mi accompagnava verso la porta. Colin si alzò per unirsi a noi, ma venne bloccato da Lord Fortescue. La contessa osservò la scena con un sorriso smagliante sul volto e rivolse un piccolo cenno di assenso al marito, che si stava affrettando a seguirmi.

    «È davvero incantevole, Colin, ma è così giovane!»

    Dopo aver lasciato la biblioteca, ero andata nella mia stanza e stavo tornando al piano di sotto quando sentii la voce della contessa provenire dall'atrio. Mi nascosi subito dietro una colonna.

    «Non ho intenzione di parlarne con te» borbottò Colin.

    «Non essere sciocco. Non puoi aspettarti che io...»

    «Kristiana!» esclamò lui in tono deciso. Avrei tanto voluto vederli. Mi trovavo al primo piano, in una balconata ad archi gotici che si affacciava sull'atrio. Sarebbe bastato spostarmi due o tre archi più in là per scorgerli, ma se mi fossi mossa probabilmente avrebbero notato la mia presenza.

    «Dunque hai deciso di rinunciare alla tua leggendaria fama di scapolo?» gli chiese lei.

    «Sì, e non puoi nemmeno immaginare quanto sia felice di compiere questo passo.»

    «Sottovaluti la mia immaginazione, Schatz

    «Kristiana...»

    «Dovevi immaginare che sarei rimasta delusa.»

    «Ti ho scritto. Eri già al corrente della notizia» ribatté Colin.

    «Ti confesso che non ti avevo preso sul serio quando mi hai rifiutato, anche se sei stato piuttosto categorico.»

    «Non ho altro da aggiungere in proposito.»

    «Quando mi hai detto che ti eri innamorato, ti ho creduto. È molto facile innamorarsi. Ma non credevo che saresti arrivato a sposarla.»

    «Lei è tutto per me.»

    «Forse sì, per ora, ma sappiamo entrambi che... Be', meglio non pensarci adesso.»

    «Sei terribile» disse lui e capii dal suo tono di voce che stava sorridendo.

    «È per questo che mi hai sempre adorato.»

    Allibita? Incredula? Raggelata? Non avrei saputo trovare un aggettivo che riuscisse a rendere l'idea del mio stato emotivo in quel momento. Mi resi conto che stavo trattenendo il fiato e, quando infine mi decisi a respirare, mi parve che mille lame gelide mi attraversassero la gola.

    «Ti ho sempre stimata molto, Kristiana, ma non ti ho mai amata e tu non hai mai amato me.»

    «Sappiamo entrambi che non è vero, però non era il tuo amore che volevo, mein Schatz. Non è sempre stato questo il problema tra di noi?» Detto ciò, la contessa se ne andò. Sentii il rumore dei suoi tacchi allontanarsi e scomparire sotto gli archi. Quando nella stanza tornò il silenzio, mi affacciai piano dalla ringhiera e vidi Colin appoggiato a una colonna, con le braccia conserte e un'espressione imperturbabile. Contai fino a cento in greco prima di parlare.

    «In questa casa mancano i camini, non trovi?» gli chiesi, fermandomi in cima alle scale. «Da quando siamo qui non sono mai riuscita a riscaldarmi a dovere.»

    «Ferma lì, non muoverti» disse lui, attraversando l'atrio per raggiungere la scalinata in stile elisabettiano. Quando arrivò in cima, mi prese per le braccia e mi spinse contro il muro, poi mi baciò con passione. Per quanto la cosa fosse piacevole, non riuscii a lasciarmi andare. Colin stava forse cercando di riscaldarmi con i suoi modi seducenti? Oppure quella reazione focosa era stata innescata dall'incontro con Kristiana? Kristiana. Già odiavo quel nome.

    Colin si ritrasse e si sistemò la giacca, voltandosi poi verso le scale.

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