
Fotografie, giornali d’epoca, libri. E ancora, scritti, dichiarazioni, interviste, video… Nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, la mole di materiali messi in mostra è importante, e permette anche a chi non conosce appieno la figura dell’artista, poeta, regista e scrittore, di confrontarsi con uno dei più importanti intellettuali del secolo scorso. Probabilmente – lascia intendere la mostra “Pier Paolo Pasolini. Sotto gli occhiin un dialogo ininterrotto con le persone. Parole che nel suo pensare anarchico si trasformano in volti, lingue e dialetti, voci e canti dei popoli del Sud del mondo; diversità. La mostra, attraverso una delle sette sezioni in cui è divisa, non dimentica che l’artista fu bersaglio, perché omosessuale, oltre che della magistratura anche di tanta derisione e cattiverie da parte di riviste, cinegiornali e volantini. E ricorda la sua idea del bello, lontana dal consumismo e dalla ripetitività della produzione industriale, nella sezione a cura di Olivier Saillard dedicata ai costumi realizzati dall’artista e artigiano Danilo Donati. “Il corpo veggente”, invece, a Palazzo Barberini (dal 28/10 al 15/2), esplora l’ispirazione nell’immaginario artistico e cinematografico pasoliniano, mentre “Il corpo politico” al MAXXI (dal 16/11 al 20/3), restituisce attraverso le voci di 18 artisti contemporanei il lascito dell’impegno politico e sociale, in particolare quello dell’ultimo periodo della sua vita, quando denunciava i pericoli della modernità e della società del consumo. Non sono ancora i tempi della denuncia del declino, invece, quelli che ripercorrono il viaggio intrapreso da Pasolini nel 1959 su una Fiat 1100 lungo le coste italiane agli albori del boom economico. Un viaggio commissionato dalla rivista Successo, cha lo pubblicherà poi in tre puntate, che diviene ora uno spettacolo teatrale e musicale con Sandro Lombardi, Monica Bacelli e Andrea Rebaudengo, sotto l’egida di Federico Tiezzi, in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano. “La lunga strada di sabbia. Il viaggio in Italia di Pier Paolo Pasolini” racconta quello che fu forse uno dei rari momenti di “felicità pasoliniana”.