

Anessuno fa piacere svegliarsi alle due di notte, ma se questo vuol dire salire in coperta a prendere il timone per il proprio turno, se vuol dire ritrovarsi immersi in una profonda e tranquilla notte oceanica semisepolti dalle stelle ascoltando il quieto respiro del mare che scivola lungo la carena, allora tutto sommato ne può valere la pena. E seguire nel lento scorrere delle ore il movimento delle costellazioni che accompagnano la nostra rotta diventa una piacevole lettura. Poi, a poco a poco, il cielo inizia a cambiare colore, le stelle si spengono e una leggera sbavatura rosea alle nostre spalle segna ancora una volta il miracolo dell’alba. Il momento è magico, e quella indecisa sagoma all’orizzonte non può certo rovinarlo, anzi, incontrare qualcuno nell’immensità dell’oceano è sempre un momento di gioia. E ora che pian piano quella forma indistinta prende consistenza la cosa si fa ancora più eccitante, perché la sagoma poco a poco sempre più distinguibile è quella di un tre alberi alto e imponente… ma… con le vele a secco, anzi ora che si distinguono meglio…con le vele a brandelli. Vale la pena di accostare di una ventina di gradi, ma ora con la nave a poche centinaia di metri si scopre che tutta la struttura è fatiscente, quasi un miracolo che galleggi, mentre a bordo non si vede anima viva. Come se l’equipaggio si fosse misteriosamente liquefatto. Stupore, perplessità, angoscia, meraviglia… forse abbiamo di fronte un fantasma degli oceani”. Quanto sopra è realmente accaduto, anzi no, o meglio forse. Boh, chi può dirlo. Paura e mistero sono ingredienti con cui chi va per mare prima o poi finisce per scontrarsi, e quando parliamo di navi fantasma la dicotomia si fa ancora più coinvolgente dovendo dirimere fra fantasia e realtà, fra storia e leggenda, fra ciò che è e ciò che non è ma che ci farebbe piacere che fosse. Del resto quale indiscutibile fascino emanano le navi fantasma che da secoli alimentano la fantasia dei marinai,