RAVENNA E DANTE



Quanto la tradizione di accoglienza a Ravenna sia insita nel dna della città e dei suoi abitanti lo racconta, se ci fosse bisogno di una così autorevole testimonianza, la stessa vicenda di Dante: qui il Poeta giunse dopo aver bussato alle porte di molte altre città e corti, constatando ovunque come “sa di sale lo pane altrui”.
A Ravenna venne accolto dai Signori da Polenta, che gli affidarono un ruolo di prestigio. Incaricandolo, da ultimo, di una strategica ambasceria a Venezia, dirimente per il pesante conflitto di interessi tra la Signoria e la Serenissima. E fu al rientro da questo incarico veneziano che il cinquantaseienne Poeta, colpito dalla malaria nell’attraversare il Delta del Po, morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321. I funerali, in pompa magna, furono officiati nella chiesa di San Pier Maggiore (oggi San Francesco), alla presenza delle massime autorità cittadine, e dei figli e lì trovò sepoltura. Ma non trascorsero molti anni e Firenze pretese la restituzione delle illustri spoglie. Ci riuscirono (quasi) nel 1519, quando a imporre la restituzione fu Papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico. Ravenna era già, it e sulla pagine fb di Ravenna per Dante.
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