Arriva il BABAU!

Èuna figura malevola della crescita, impalpabile ma altamente pervasiva, anche per via di quella nenia sibillina che da sempre la precede. Secondo Dino Buzzati è un «mutaforma» dalle sembianze infinite, per Stephen King abita nell’armadio; l’ha raccontato anche il più bravo di tutti, Italo Calvino, riconoscendogli il potere divinatorio della metafora.
Da zero al Babau è un attimo. Nel cuore della notte, dietro la porta della cameretta, mentre fuori fischia il vento e la casa sobbalza, milioni di bimbi vengono raggiunti dall’Uomo Nero. E sono momenti di grande angoscia. Il mio se ne veniva in carrozza, anzi se ne venivano perché erano in coppia, con grandi cilindri e paltò, mani guantate, vestiti di nero. Li immaginavo arrestare il calesse sull’uscio di casa e aspettavo che venissero ad acciuffarmi, paralizzato nel letto. Non li ho mai visti arrivare né andarsene, non so che volti avessero. Il mio Babau era una forma dell’attesa. Appariva dal nulla e così svaniva, ma per qualche anno di notti, la carrozza è sempre stata lì,
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