Il vero papà diFRANKENSTEIN

Londra, 18 gennaio 1803. Il cadavere di George Forster giaceva sul tavolaccio di legno; sullo sfondo la piccola platea del Royal College of Surgeons, curiosa e bendisposta. Improvvisamente il corpo prese a fremere: la testa fu colpita da un movimento sussultorio, i muscoli fibrillavano, le gambe smaniavano, tutto era ricominciato. Quando un braccio si levò in aria, il raccapriccio avvolse la sala; alcuni smisero di guardare, altri imboccarono la via d’uscita finché il novello Lazzaro, rimasto con l’occhio sinistro spalancato, si spegneva sul tavolaccio, inerme.
La leggenda dell’uomo che resuscitava i morti ebbe inizio quel lunedì, davanti al cadavere elettrificato di un impiccato e a un capannello di medici venuti a controllare le evoluzioni del galvanismo – la facoltà dell’apparato muscolare di reagire agli stimoli della corrente elettrica – secondo gli studi del fisiologo italiano Luigi Galvani. La notizia fece il giro delle corti d’Europa consegnando agli uomini il miracolo della vita umana, o almeno la sua illusione. Perché ad accendere la pila non era stato uno sciamano o un illusionista, ma il nipote dello stesso Galvani, l’italiano Giovanni Aldini (1762-1834), il vero padre di Frankenstein. Professore di fisica all’Università di Bologna, consigliere del Consiglio di Stato di Milano e inventore – condusse ricerche sulle proprietà isolanti dell’amianto, sulla costruzione dell’illuminazione a gas e sui fari –, con un
You’re reading a preview, subscribe to read more.
Start your free 30 days